Storia Anatomica Catanese

Il Museo di Biologia e Anatomia Umana “Lorenzo Bianchi” si trova presso il Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università degli Studi di Catania in via S. Sofia n° 68 presso la Torre Biologica.

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Prof. Lorenzo Bianchi

La Storia

La Scuola Anatomica Catanese dalle sue origini ad oggi.

L’anatomia dell’uomo, tra le Scienze Mediche, è quella che secondo i canoni dell’Araldica, ha titolo di nobiltà, per antica tradizione di presenza nella ricerca.

Fin dalle origini della Scienza Medica la dissezione e lo studio dei cadaveri sia umani che animali è stata una logica necessità, che l’uomo ha sentito per conoscere l’intima struttura del suo corpo, allo scopo di spiegarsene il funzionamento e soprattutto per venire a capo delle malattie che lo affliggono. Tale pratica denominata “anatomia”, fu nel mondo greco-romano enfatizzata e codificata dal greco Galeno, le cui osservazioni personali desunte in gran parte dalla dissezione di maiali e macachi di Barberia, integrate dalle esperienze di precedenti medici greci ed egiziani, costituirono per molti secoli gli indiscussi fondamenti morfologici dell’esercizio della medicina. Ma la culla della rinascita tardomedievale dell’anatomia fu in Italia, a Bologna, con Guglielmo da Saliceto (1215-1280) e i suoi seguaci. Sarà però Vesalio (1514-1563) a Padova che nel 1573 darà inizio alla vera rinascita dell’anatomia, anzi alla sua rivoluzione, praticando dissezioni tutti i giorni feriali. Sul suo esempio, le principali università, provvederanno ben presto a dotarsi di cattedre di anatomia spesso ancora associate all’insegnamento della chirurgia, ma talvolta ne istituiranno di indipendenti, come quando a Fabrizio d’Acquapendente (1537-1619), successore di Vesalio sulla stessa cattedra, sarà consentito di rinunziare all’insegnamento della chirurgia, per dedicarsi a quello della anatomia, per lui più gratificante.

Il nuovo modo di intendere e praticare l’anatomia quale fondamento indispensabile all’esercizio della medicina, risulterà utile per nobilitare progressivamente la chirurgia, arte più che disciplina, fino ad allora ritenuta solo come parte “ignobile” della medicina stessa, e degna di essere praticata solo da incolti cerusici, salassatori e barbieri, provvisti, quando provvisti, di superficiali nozioni teoriche della ormai insufficiente oltre che erronea anatomia di Galeno.

Nella seconda metà del 500, cattedre di Anatomia, oltre che a Padova e Bologna, principali sedi di partenza della cosiddetta “rinascita anatomica”, saranno funzionanti presso le più prestigiose Università italiane, quali Pisa, Ferrara, Roma e Napoli. In quest’ultima città in particolare, sede dell’antica università fondata dall’Imperatore Federico II nel 1224, ed erede della gloriosa Scuola Medica Salernitana, proprio un siciliano Gian Filippo Ingrassia, terrà la cattedra di anatomia dal 1544 al 1556.

Nelle principali città siciliane invece, esistevano fino al 1444 data di apertura dello Studio catanese, scuole superiori che fornivano una preparazione medica, sufficiente il più delle volte al solo esercizio pratico della medicina o della chirurgia, o addirittura all’esercizio di alcuni aspetti specialistici dell’una o dell’altra.

Fra le tre più importanti città siciliane, prima ad ottenere l’Università era stata Catania, dove nel 1445 era sorto con il beneplacito di Alfonso d’Aragona il “Siciliae Studium Generale”, massima istituzione culturale dell’isola ed unica autorizzata a conferire lauree, titolo il cui possesso permetteva di accedere alle più prestigiose cariche sanitarie cittadine oltre che all’insegnamento universitario.

A Catania purtroppo, nonostante l’anzianità di fondazione della Università e le vantate prerogative di unica dispensatrice dei massimi titoli accademici isolani, non esistette fino al 1779 (anno di istituzione ufficiale della cattedra di anatomia) alcun insegnamento universitario ufficiale di anatomia, almeno come cattedra a se stante; infatti già dal 1465 quando fu instituita la cattedra di chirurgia, tra i compiti del lettore di questa disciplina venne compreso l’obbligo di fare ”osservazioni anatomiche di cadaveri”. Questa duplice forma di insegnamento, che nei primi secoli di vita dell’Ateneo Catanese, si troverà in linea con la cultura medica ed anatomica del tempo, a partire dal periodo post-vesaliano (seconda metà del 1500) diventerà progressivamente sclerotizzato ed inadatto all’evoluzione della medicina e soprattutto della anatomia nel suo secolo d’oro, il 1600.

In questo secolo purtroppo, quando a Catania si sarebbe potuto provvedere a riformare l’insegnamento anatomico, due grandi disastri naturali, l’eruzione dell’Etna del 1669 ed il terremoto del 1693, metteranno in ginocchio non solo la Città ma anche la sua antica Università da sempre travagliata da una cronica carenza di risorse economiche, ritardando perciò l’istituzione di nuove cattedre, con i relativi emolumenti dei professori.

Sebbene inoltre nella società medica Catanese del XVII° e XVIII° secolo, non mancassero figure di medici cultori dell’anatomia che avrebbero potuto di certo vararne la nascita ufficiale, quali: Lorenzo Bolano, Dionisio Motta e Nicolò Tezzano, bisognerà aspettare tempi più propizi, perché rasserenatasi il panorama politico siciliano e relativamente rimpinguatesi le finanze dello “Studio” anche Catania finalmente potrà dotarsi di un così importante insegnamento tra le discipline mediche.

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Lorenzo Bolano

Nel rifondato, plurisecolare Ospedale di S. Marco, il Tezzano, ricollegandosi alle precedenti esperienze di Bolano e di Motta, creerà i presupposti per la realizzazione pratica del suo modo di intendere l’anatomia, utilizzando proprio l’Ospedale quale luogo privilegiato nel quale eseguire le dissezioni sui cadaveri dei pazienti lì deceduti.

Nella nuova sede della Porta di Jaci, su di un terreno da lui donato agli inizi del 1700, sorgerà in Nuovo Ospedale nel quale alla fine dello stesso secolo, sarà costruito il primo vero Teatro Anatomico di Catania, che rappresenterà per quasi cento anni la palestra dell’anatomia cittadina, punto di incontro tra la dottrina scientifica accademica e l’osservazione pratica ospedaliera, aspetti entrambi che proprio il Tezzano, riuscì mirabilmente a concentrare nella sua persona.

A tal punto, il Tezzano tenne fede al suo credo nei riguardi del nuovo corso intrapreso dell’anatomia, da disporre che dopo la morte il suo corpo, analogamente a quanto nel 1694 disposto dal Malpighi, fosse sottoposto ad imbalsamazione e contemporanea autopsia dal suo allievo prediletto Salvatore Reguleas, la cui relazione manoscritta è purtroppo andata perduta.

Dopo la sua scomparsa dalla scena medica catanese (ottobre 1728) nessuno dei suoi allievi, eccetto il Reguleas, si distinguerà però per una particolare disposizione allo Studio dell’Anatomia.

Tezzano praticò infatti questa disciplina solo nell’ambito dei suoi più vasti interessi professionali, restando infatti sempre e soprattutto un clinico che si servì dell’anatomia solo per confermare saltuariamente l’esattezza delle sue diagnosi, già poste al letto del malato.

Abbiamo ragione di ritenere che anche durante il suo insegnamento, l’anatomia continuasse a restare quasi nell’ombra, rappresentata ancora esclusivamente dalle rare ed insufficienti sue dimostrazioni, mirate solo a mostrare sul cadavere quanto in teoria egli stesso o il lettore di chirurgia avevano insegnato, integrata per i pochi volenterosi studenti, dalle lezioni private di Salvatore Reguleas, allievo sì del Tezzano, ma completatosi professionalmente oltre lo Stretto.

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Nicolò Tezzano

Salvatore Reguleas, capostipite di una dinastia di anatomici e chirurghi, fu colui che “introdusse fra noi il vero gusto della Notomia, conducendo il primo nella nostra patria lo scheletro umano, dettando sui cadaveri pratiche lezioni, e rilevanti dissezioni facendovi non viste per lo avanti che sulle figure”.

Formatosi nelle scuole di Roma e di Montpellier, oltre che incoraggiato da un potente maestro quale il Tezzano, tentò di diffondere nell’ambiente medico catanese del post-terremoto, il gusto del nuovo modo di fare anatomia, che purtroppo ancora “sen giaceva inerte ed avilita” rappresentata solo dalle rare cliniche dimostrazioni invernali sui cadaveri, impartite dal protomedico e dalle stringate nozioni teoriche premesse ai più importanti argomenti di patologia “recitati” dal lettore di chirurgia, utili ormai soltanto per la futura pratica dei barbieri-salassatori, ma non di certo per costruire il bagaglio anatomico di base degli aspiranti medici, anche di questi tempi.

Per quanto riguarda in particolare l’insegnamento dell’anatomia, ormai ritenuto indispensabile quale fondamento degli studi medici, in realtà ne era stata chiesta fin dal 1738, se non l’istituzione indipendente, almeno il suo esercizio come parte della chirurgia come ormai quasi del tutto realizzatosi, e come d’altronde anche nell’Università di Catania era stato previsto fin dall’istituzione della cattedra; considerato anzi che la cattedra di matematica non aveva più alunni, ne era stata proposta la soppressione, devolvendo parte della spesa fino ad allora utilizzata per il suo mantenimento, ad aumentare lo stipendio del lettore di chirurgia, con l’obbligo di eseguire dodici necropsie l’anno: ma la Giunta di Sicilia deputata a questa concessione, ne bocciò la proposta, considerando che per il decoro dell’Università l’insegnamento di matematica, non poteva mancare!

Immobilismo culturale, unico a carenza di fondi, forsanche resistenza ad intaccare il prestigio del Protomedico, ritarderanno pertanto l’istituzione della cattedra di Anatomia, che dovrà ancora aspettare 40 anni per la sua ufficializzazione.

Terminato però il 3 Luglio 1735, il periodo di instabilità politica che fin dagli inizi del secolo aveva travagliato l’Isola, Carlo III di Borbone veniva incoronato nella cattedrale di Palermo, re di Napoli e Sicilia.

Della nuova fase di tranquillità e rinascita culturale avviata dalla dinastia da poco insediatosi, anche l’Università di Catania se ne avvantaggerà, ottenendo un aumento del numero di cattedre nelle diverse facoltà, per adeguarle alle altre Università italiane ed al più largo orizzonte della cultura del tempo.

Di queste illuminate iniziative, che giungeranno a concentrarsi nel 1779 sotto il successore di Carlo III, Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia, ne beneficerà anche l’insegnamento dell’Anatomia, che così a Catania, dopo più di 300 anni dalla fondazione del suo “Studio”, potrà essere rappresentata tra le discipline ufficialmente insegnate, con una specifica cattedra ed un suo proprio lettore.

Il Dott. Carlo Marchese da Catania, primo lettore dunque – anche se incaricato – della cattedra di Anatomia, era un vecchio lettore dell’Università, ternato più volte fin dal 1735, il quale aveva per il passato ricoperto varie cattedre, tra cui quella di Medicina de Sero (1751-54), Filosofia de Mane (1755-57) e Medicina de Mane (1758-60).

Forse ormai fuori per età dai giochi di potere, oltre che fornito d’antica esperienza, doveva risultare a giudizio del Viceré e della Deputazione degli Studi, la persona più adatta a ricoprire interinalmente quell’incarico.

Il 29 Luglio 1780 però, il Viceré P.pe di Stigliano, al posto del Dr. Marchese, nominava lettore “interino” alla cattedra di Anatomia e “proprietario” di quella di Chirurgia ed Ostetricia il Dottor Pietro Giglio da Palermo, dimostrando con questa nomina di “forestiero”, la fine della “fase locale” fino ad allora perseguita nell’Università di Catania.

Ma il Giglio malandato in salute, dopo appena tre anni, il 7 Novembre 1783 veniva sostituito dal catanese Giuseppe Strano, che terrà la cattedra da incaricato fino al pubblico concorso del 1788, dal quale uscirà vincitore il siracusano Sebastiano Bianchi.

Nominato definitivamente a Catania con R.D. del 4 Maggio 1789, il professore Bianchi si metterà subito al lavoro per realizzare l’opera che ne avrebbe consegnato il ricordo alla storia dell’Università: il Teatro Anatomico, a quel tempo inesistente, che sarà costruito a spese dell’Università stessa, all’interno dell’Ospedale San Marco, “dove si hanno con facilità i cadaveri necessari alla dimostrazione”.

Il Teatro Anatomico entrava ufficialmente in attività il 29 Aprile 1800, ed il professore Bianchi ne solennizzava l’apertura con una dotta conferenza che metteva al corrente gli illustri intervenuti, sui nuovi traguardi dell’anatomia, ai quali finalmente per grazia sovrana anche l’Università di Catania, poteva finalmente allinearsi.

Il professore Bianchi, durante i suoi 48 anni di titolarità della cattedra di Anatomia, si rese benemerito della Scienza Medica oltre che dell’Ateneo Catanese, non solo per aver fatto costruire il Teatro Anatomico, ma anche per essere stato autore di vari saggi scientifici: un Corso di Lezioni ed Osservazioni medico-chirurgiche, segnate dal catanese Salvatore Di Stefano Platania; purtroppo di queste opere se n’è persa ogni traccia, non si sa se perché rimaste inedite o perché andate bruciate durante la Rivoluzione del 1848; a lui si deve anche la riorganizzazione del corso di Anatomia Descrittiva, portato a tre anni invece dei precedenti due.

Per favorire inoltre i cultori di studi anatomici, egli diede inizio alla costituzione della attuale biblioteca dell’Istituto, il cui arricchimento di opere anatomiche importanti e per allora aggiornate, curò personalmente “per favorire meglio gli studi della sua prediletta scienza”.

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Sebastiano Bianchi

La cattedra di Anatomia, alla morte del professore Bianchi (1835) sarà affidata temporaneamente a Giovanni Reguleas, che nel 1836 verrà confermato settore-dimostratore anatomico nonché Professore Interino della stessa.

L’attività scientifica che il Reguleas aveva iniziato giovanissimo, continuava intensa anche dopo il suo insediamento in cattedra: nel 1843 leggeva nella sede dell’Accademia Gioenia, due memorie teratologiche: una riguardante un mostro umano ciclocefalo, l’altro riguardante un mostro umano dermocimo; nel frattempo aveva completato la pubblicazione della sua opera elementare di anatomia umana, oltre che memorie minori riguardanti la vaccinazione ed altri lavori rimasti inediti.

Ma la sua principale cura oltre che la sua benemerenza più importante, fu quella di “dare principio alla formazione di un Gabinetto Anatomico” raccogliendo “due buoni casi patologici che le necrotomie offrirebbero, e de principali pezzi de primari sistemi organici, ben preparati e con diligenza conservati e disposti”.

Primo frutto dei suoi sforzi fu una raccolta embriologica, che tuttora conservasi, a questa raccolta seguì quella osteologica.

“I diversi pezzi dello scheletro e scheletri interi vennero preparati di individui adulti di ambo i sessi, talune anomalie dell’arteria brachiale ed oftalmica, e varie lesioni organiche…”

Il Gabinetto Anatomico nel 1845 sarà collocato in alcune stanze decorate con motivi egizi, all’ultimo piano dell’ala di ponente del Palazzo Universitario; fin dal 1840 questo Gabinetto era stato incrementato dalla raccolta di pezzi anatomici e patologici preparati nella sala anatomica dell’Ospedale S. Marta, dal Professore Euplio Reina.

Assieme a Sebastiano Bianchi, Giovanni Reguleas, è da considerarsi il fondatore dell’Istituto Anatomico Catanese, in quanto il Bianchi, ancora legato alle idee ed ai metodi del ‘700, aveva gettato le basi per l’insegnamento dell’Anatomia a Catania, prima del suo insediamento quasi del tutto inesistente; il Reguleas, portatore di una formazione medica già figlia dell’Ottocento, completerà l’opera intrapresa dal maestro, codificandone l’insegnamento e perfezionandone i metodi di approccio e di ricerca, tanto da mettere l’Istituto ancora in embrione, sulla strada di quanto già ormai veniva realizzandosi nelle altre università italiane ed estere.

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Giovanni Reguleas

Alla morte del professore Giovanni Reguleas, avvenuta nel 1855, veniva chiamato a succedergli da interino, il suo allievo: Salvatore Nicolosi Tirrizzi che già si trovava per concorso, nominato settore e dimostratore anatomico; tale interinato, conferito a cavallo delle ultime vicende risorgimentali e successivo passaggio del Regno delle Due Sicilie nel Regno d’Italia, durerà quasi trent’anni.

Salvatore Nicolosi-Tirrizzi, era nato a Catania il 14 Giugno 1819 dal dottor Pasquale Nicolosi e Margherita Scoto; laureato a diciotto anni in medicina e chirurgia, a diciannove veniva nominato per concorso con una memoria “sulla arteria carotide”, all’ufficio di settore dimostratore anatomico nell’università di Catania, e siccome era ancora minorenne, fu necessario un decreto per sanzionare l’effettuato concorso.

Scoppiati i moti politici del ’48, deposto temporaneamente il coltello anatomico, partecipò a questi con il grado di ufficiale della guardia nazionale; identica esperienza ripeterà anche nelle vicende garibaldine del 1860.

Nominato professore interino di anatomia, si occupò innanzitutto di continuare l’opera intrapresa dal suo maestro, sia nell’attività didattica “nell’iniziare la gioventù ai misteri della umana organizzazione”, sia nell’aumentare ed arricchire il gabinetto anatomico arricchendolo di nuovi preparati macroscopici, oltre che correlarlo anche di tre microscopi per lo studio dell’Istologia.

Durante il lungo periodo di direzione del Nicolosi, la cattedra di anatomia cominciò a differenziarsi in nuovi diversi insegnamenti derivati dalla progressiva crescita della disciplina: nel 1861 infatti sarà istituita una Scuola di Lavori Anatomici con relativi lettori, e nel 1865 si aggiungeranno gli insegnamenti di Anatomia Topografica, Medicina Operatoria e Anatomia Patologica.

Salvatore Nicolosi Tirrizzi, oltre che ottimo anatomico e valentissimo preparatore, durante la sua lunga carriera di insegnante, si occupò di varie importanti ricerche anatomiche in gran parte pubblicate sugli Atti della catanese Accademia Gioenia.

Degna di nota una dissertazione “Sul Fegato” ed una su di “Un caso di cancro al rene” di diagnosi difficile, chiarita solo dalla necroscopia.

Si occupò anche a lungo e con diverse pubblicazioni di Teratologia.

Merita pure essere ricordato l’accurato discorso inaugurale sullo “Studio della Anatomia in Sicilia” pronunziato in occasione dell’aperture dell’anno accademico 1874-75 nell’Aula Magna dell’Università di Catania.

Egli fu inoltre ottimo medico, sebbene entro una cerchia limitata di ammalati, costituiti in gran parte da poveri ed amici, dato il poco tempo che la sua attività accademica gli consentiva.

Lasciato l’insegnamento nel 1881, dopo diversi anni di dolorosa e forzata inattività causata da una emorragia cerebrale, moriva a 73 anni a Catania, il 24 Marzo del 1892.

Con Salvatore Nicolosi Tirrizzi, catanese ed allievo di Reguleas, si concludeva la seri di professori di anatomia di estrazione esclusivamente locale: in un’Italia ormai unificata politicamente, l’insegnamento universitario poteva ormai attingere a nuove energie anche provenienti da altre sedi della Penisola, espresse da professori formati nelle diverse scuole scientifiche del continente, con esperienze integrative effettuate anche presso le più avanzate Università europee.

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Salvatore Nicolosi Tirrizzi

Anche per l’anatomia catanese avveniva questo cambio generazionale, mediante la nomina del nuovo professore, nonostante tutto ancora un siciliano: Francesco Bertè.

Egli nel 1881 per concorso, veniva ad occupare la cattedra di anatomia umana generale e descrittiva.

Studioso di respiro non più solamente locale, ma educato nelle migliori scuole universitarie d’Europa, portò anche nell’organizzazione dell’ormai vecchio Istituto, ancora allogato nella sede più volte rimaneggiata dell’antico Teatro Anatomico, un’aria di novità e di eclettismo sino allora sconosciuti.

Autore di pregevoli ed originali lavori scientifici, il professore Bertè merita un posto distinto nella storia dell’Istituto Anatomico Catanese per aver fondato il Museo Antropologico e la Raccolta Scheletrologica Siciliana, unica nell’isola per quantità e varietà di pezzi.

Durante la sua direzione, il 4 dicembre 1887 avveniva l’ormai necessario trasferimento dell’Istituto nel nuovo edificio di Palazzo “Ingrassia”, costruito in un terreno detto “la chiusa del Tindaro” a nord della chiesa di S. Nicola l’Arena, nei locali gratuitamente messi a disposizione dal Comune di Catania e così chiamato in onore dell’illustre anatomico ed igienista Siciliano.

Il professore Bertè, primo direttore dell’Istituto, lasciato alle spalle il vecchio ormai quasi centenario Teatro anatomico, nella nuova sede, aveva modo di imprimergli quella impronta che lo metterà finalmente alla stregua della maggior parte degli istituti anatomici d’Italia: non solo riorganizzandolo nei nuovi locali, ma anche dotandolo di moderne attrezzature.

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Francesco Bertè

Alla improvvisa morte del Prof. Bertè (1895), l’Istituto da lui così ben avviato restava temporaneamente affidato al suo aiuto, dott. Liborio Marchese, che lo resse dall’ottobre ’95 all’ottobre ’96, finché nel 1896 non venne nominato direttore il Prof. Giulio Valenti.

Il periodo di direzione del Valenti, sebbene breve e transitorio, non fu infecondo dal punto di vista scientifico come dimostrano le pubblicazioni del Valenti stesso e degli allievi, tra i quali comincia a farsi notare Gaetano Cutore, futuro direttore dell’Istituto, il quale proprio dal Professore Valenti sarà nominato assistente.

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Giulio Valenti

Nel gennaio 1899 viene chiamato alla guida dell’Istituto il senese professor Rutilio Staderini, allievo del già famoso Chiarugi, capo della scuola anatomica fiorentina.

Lo Staderini, che manterrà la cattedra catanese per vent’anni, prima di trasferirsi nella città natale a ricoprirne l’analoga cattedra, non solo impronterà della sua dotta personalità l’attività didattica e scientifica dell’Istituto, ma avrà modo di trasmettere il suo indirizzo ed i suoi metodi di ricerca al suo allievo prediletto Gaetano Cutore, che negli anni successivi fin oltre il 1940, ricoprirà in varie fasi con prestigio la cattedra già del suo maestro a Catania.

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Rutilio Staderini

In assenza dello Staderini, trasferito in un’altra Università ed in attesa di un nuovo titolare, la Cattedra, dal 1918 al 1921 fu affidata all’aiuto ed allievo prediletto dello Staderini stesso, professore Gaetano Cutore. Il Cutore manterrà l’incarico fino al 1921, quando verrà ad occupare la cattedra il professore Nello Beccari. Dopo appena 5 anni di permanenza nella città etnea, il Beccari si trasferiva a Firenze per ricoprire l’insegnamento di Anatomia comparata, lasciando definitivamente il posto al Cutore che nel frattempo era riuscito vincitore del concorso per occupare definitivamente la Cattedra del maestro.

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Cutore

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Beccari

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Brugi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel 1933 lasciava la direzione dell’Istituto per raggiunti limiti di età, ricordato con affettuosa ammirazione dai numerosi medici che furono suoi allievi.

Al suo posto per quasi tre anni subentrava il Professore Giovanni Brugi (1940-42), a cui seguiva un altro periodo di richiamo temporaneo dello stesso Cutore (1943-45) nel periodo più delicato della II guerra mondiale. Nel 1947, veniva nominato nuovo direttore dell’Istituto Anatomico il Prof. Lorenzo Bianchi. Livornese, appartenente al gruppo degli ultimi allievi che diedero lustro alla Scuola di Giulio Chiarugi, venne alla direzione dell’Istituto nel 1947 e la mantenne fino alla conclusione della sua carriera accademica (1971). Preceduto da larga fama, quale cultore dell’Anatomia del Sistema Nervoso Centrale e dell’Apparato di Locomozione, di numerose generazioni di medici che lo ricordano ancora per le sue brillanti lezioni in Anfiteatro. Gli allievi lo ricordano per la consuetudine del “dopo-lezione”, quando, con loro s’intratteneva in lunghe conversazioni su impegnativi temi di morfologia che sviluppava passeggiando per i lunghi corridoi dell’Istituto.

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Lorenzo Bianchi

Gli stessi allievi occuparono cattedre nella nostra facoltà di Medicina: Adalberto Passaponti, Salvatore Castorina, Santo Sanfilippo, Francesco Nicoletti Clinico Neurologo, Giovanni Sichel Biologo, ed Aurelio Di Benedetto Chirurgo pediatrico, Italo Carta Clinico Psichiatra a Milano, Arnaldo Moschi, Clinico Ortopedico a Pavia.

Dalla vasta esperienza morfologica del “Maestro” resta il Manuale di Morfologia, guida allo studio dell’Anatomia Umana, edito nel 1978.

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Manuale di Morfologia

Dal 1971 al 1992 la direzione dell’Istituto Anatomico fu mantenuta dal Prof. Adalberto Passaponti, che venne giovanissimo da Firenze con il suo maestro Prof. Bianchi. La sua attività scientifica fu essenzialmente indirizzata nella ricerca in diversi campi della anatomia microscopica e della embriologia sperimentale, eccellendo in ricerche sul cervelletto e in teratologia neurologica (citato nel Trattato di Anatomia Lambertini – Chiarugi per aver determinato lo spessore delle diverse zone della corteccia cerebellare). I suoi allievi: Maria Luisa Carnazza, Pietro Petriglieri, Maria Francesca Marcello, Gaetana Di Dino, Rosa Romeo, tutti professori che hanno dato lustro alla Scuola Anatomica Catanese.

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Adalberto Passaponti

Dal 1992 al 2003 la direzione dell’Istituto Anatomico fu assunta dal Prof. Salvatore Castorina, autore di svariate pubblicazioni scientifiche di Anatomia, Biologia e Chirurgia. Di particolare interesse le ricerche su: l’apparato vascolare (anastomosi artero venose – circolo cerebrale – circolo coronarico); l’anatomia segmentaria del polmone; le tecniche sperimentali di circolazione extracorporea; le tecniche sperimentali di rivascolarizzazione miocardica; i circoli collaterali nell’area vescico prostatica; gli effetti di radiazioni ionizzanti su culture di cellule in vitro; gli studi sui plessi nervosi intramurali del canale alimentare e la rigenerazione epatica sperimentale. I suoi allievi: Candida Caltabiano, Sergio Castorina e Venera Mazzone.

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Salvatore Castorina

Dal 2003 al 2013 la carica di Direttore passò alla Prof.ssa Maria Luisa Carnazza, prima donna della storia Anatomica Catanese ad assumere la direzione, ricoprì inoltre dal 2008 al 2013 la carica di Prorettore Vicario dell’Università degli Studi di Catania. L’attività scientifica della Prof. Carnazza è documentata da numerosissime pubblicazioni sia in campo istomorfologico che in campo biomedico. Tra le varie tematiche di ricerca si ricordano gli studi sperimentali sulla membrana corioallantoidea degli embrioni di pollo, sugli stadi dell’ossificazione, sull’organogenesi del disco intervertebrale, sulle ernie discali umane, sullo sviluppo ed organizzazione dell’articolazione temporomandibolare umana, sull’ischemia cerebrale nel ratto. Negli ultimi anni partecipò anche a numerose ricerche che prevedevano l’utilizzo di nuove metodiche di indagine bio-morfologica. I suoi allievi: Giuseppa Martinez, Carla Loreto, Giuseppe Musumeci, Velia D’agata, Alessandro Castorina e Salvatore Giunta.

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Maria Luisa Carnazza

Dal 2013 ad oggi la Sezione di Anatomia Umana e Istologia è guidata dal Prof. Sergio Castorina, Membro dell’American College of Surgeons e Membro straniero onorario della French Academy of Surgery. L’attività scientifica comprende ricerche di anatomia clinica e chirurgica, anatomia microscopica, immunoistochimica, e anatomia molecolare applicata all’oncologia.

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Sergio Castorina

Il museo attualmente ospita le ottocentesche tavole anatomiche “L’Anatomia Universa” di Paolo Mascagni, l’Atlante anatomico da annoverare in assoluto tra le più monumentali opere mai pubblicate. Le tavole Anatomiche (1800) sono straordinarie per precisione e ricchezza di particolari, e rappresentano un uomo in grandezza naturale.

Queste tavole furono recuperate dal Prof. Passaponti intorno agli anni ‘60 all’interno del sotterraneo dell’antico anfiteatro anatomico (sito al palazzo Ingrassia di via Biblioteca) occultate dai suoi predecessori per evitare che venissero trafugate, come opere d’arte di valore, durante il secondo conflitto mondiale.

Vi troviamo anche tavole anatomiche in bianco e nero e a colori di altri autori, diverse collezioni di volumi anatomici dal 1700 ad oggi, il Prodromo della Grande Anatomia seconda opera postuma di Paolo Mascagni, pubblicata da Francesco Antommarchi (1800), più di 700 crani di varie epoche, 4 scheletri di varie epoche e grandezze, scheletrini in connessione anatomica, lo scheletro di un uomo vissuto 2300 anni fa proveniente dalla necropoli di Naxos, circa 1000 ossa umane disarticolate, preparati anatomici sia a secco che inclusi in resina di vari organi ed apparati, preparati anatomici mummificati, preparati in fissativo, strumentario anatomico, una collezione di microscopi ottici antichi, bilance, modelli anatomici in cera e in ceramica. Inoltre il museo ospita le collezioni museali delle sezioni facenti parte del Dipartimento BIOMETEC (Biologia, Farmacologia, Fisiologia, Patologia, Microbiologia, Genetica Medica e Biochimica).